Terremoto: Unisce o divide?
Da 20. Maggio 2012 tutti gli Emiliani vivono il periodo
particolarmente angosciante e imprevedibile. Tempo, dove si attivano:
- le capacità individuali di sopravvivenza,
- le risorse per affrontare la situazione di crisi,
- la solidarietà con quelli che soffrono, ecc.
- le capacità individuali di sopravvivenza,
- le risorse per affrontare la situazione di crisi,
- la solidarietà con quelli che soffrono, ecc.
Si può osservare
che ognuno di noi si comporta in modo diverso:
-
Sono le persone che dormono in macchina,
anche se loro casa è agibile,
-
Sono le famiglie che dormono in tenda,
stando tutto il giorno fuori (visto che le scuole sono chiuse, i bambini
giocano fuori),
-
Sono le persone che continuano dormire a
letto proprio, anche se propria la, le scosse le hanno svegliato.
-
Sono persone che hanno perso le proprie
case e devono dormire in tenda, anche se vorrebbero tornare a casa, almeno per
prendere le cose necessarie.
-
Sono anche questi che invece di evitare
i paesi pericolosi, vanno la apposto, per aiutare, sapendo che rischiamo la
propria vita.
Ogni persona ha la propria storia
personale, le proprie preoccupazioni, ecc. Ma una cosa è sicura: ognuno di noi
fa tutto quello che le fa bene, che la fa sentire un po più sicuro.
Ma cosa ci può sentire più sicuro
la, dove ogni giornata è una battaglia
con le scosse, dove insicurezza di domani e la paura di tornare “al posto sicuro
che dovrebbe essere la casa” sono le emozioni quotidiane di tutti noi.
Come oggi mi da la sensazione di sicurezza, di aver controllo sulla propria vita, di nuovo?
Come oggi mi da la sensazione di sicurezza, di aver controllo sulla propria vita, di nuovo?
Per me, è cercare di continuare
tutte le attività previste nell’agenda. Tornare a lavorare, uscire con amici,
giocare con bambini, pulire la casa…
Questo non significa che dimentico degli sfollati, di questi che hanno perso la casa e dormono in tende. Ma oltre aiuto economico e psicologico, cosa posso fare di più? La vita “di prima” mi aiuta ricaricare le batterie, di avere più energia per poter aiutare le persone con sorriso, dandogli la forza e fiducia nel futuro.
Questo non significa che dimentico degli sfollati, di questi che hanno perso la casa e dormono in tende. Ma oltre aiuto economico e psicologico, cosa posso fare di più? La vita “di prima” mi aiuta ricaricare le batterie, di avere più energia per poter aiutare le persone con sorriso, dandogli la forza e fiducia nel futuro.
Credo che questo tipo di
esperienze unisce le persone che condividono la stessa situazione, dove le
crisi precedenti al terremoto, perdono la loro importanza e emergono i valori
più importanti (come valore della famiglia, dell’aiuto reciproco, ecc.).
Il terremoto divide la, dove prima tutto sembrava
unito. Siamo belli, ricchi e felici, ma quando arrivano i primi problemi, tutti
scappano e rimaniamo da soli. Cosa fare in questa situazione? Ci rendiamo conto
quante poche persone sono rimaste vicino, che dobbiamo cavarcela da soli, che
non possiamo illuderci che gli altri ci aiutino. Non più.Allora, possiamo dire che le scosse ci servono. Servono a chi doveva fare il resoconto della propria vita e guardare la, dove davvero vale la pena. Chi doveva fare la ripulita dei “amici veri” che in qualche modo ci stanno accanto.
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